Cari Amici,
ma quanto piacevano le grotte a San Michele Arcangelo? Moltissimo a giudicare dal fatto che non passa tempo senza che ne scopra una nuova. Interrompiamo momentaneamente il nostro tour napoletano per spostarci in Puglia dove un'altra cavità rocciosa vanta la celeste presenza. Il paese si chiama Orsara di Puglia, sorge sui Monti Dauni ed è Città Slow e Bandiera Arancione del Touring Club Italiano.
Ho visitato Orsara la scorsa primavera avvalendomi, assieme a un gruppo di turisti, dell'esperta guida del professor Antonio Casoria il quale ci ha presentato il suo paesino con la passione che solo un nativo del posto può offrire come valore aggiunto. Così, come prima cosa, sono venuta a sapere che il borgo ha un impianto medievale, che il fiume Cervaro segna il suo confine est col territorio di Bovino e che il nome è dovuto alle numerose grotte un tempo rifugio di orsi.
Tornando a San Michele, dobbiamo focalizzare la nostra attenzione sul complesso abbaziale della SS. Annunziata che dal XII secolo domina la diramazione della Via Francigena che da Troia porta a Monte Sant'Angelo. Ne fanno parte la grotta dell'Arcangelo (venerato dai monaci basiliani già nell'VIII secolo), la chiesa del Pellegrino e l'Abbazia di Sant'Angelo che nel 1524 i Guevara trasformarono in palazzo baronale.
Ma, effettivamente, come ci arrivò qui l'Arcangelo? Come sempre dobbiamo districarci tra storia e leggenda. Secondo il mito San Michele appare durante una battaglia in cui l'esercito cristiano degli orsaresi affronta e vince i barbari. L'episodio storico è quello dello scontro tra Bizantini e Goti nella valle del Cervaro, intorno all'800-850. Un altro racconto riferisce di una statua di San Michele che, alla vigilia della festa di settembre, sarebbe stata sottratta agli orsaresi dai vicini abitanti di Troia. Giunti al confine, però, l'effigie si sarebbe talmente appesantita da non poter essere più trasportata. I troiani, quindi, avrebbero desistito e San Michele sarebbe stato ritrovato dai legittimi proprietari l'indomani mattina. Da qui la tradizione di "vegliare" la statua intonando canti e recitando preghiere.
La grotta, tanto simile a quella di Monte Sant'Angelo, è in parte di origine naturale e in parte scavata nella roccia. Si accede attraverso quella che viene chiamata "scala santa", probabilmente opera dei Cavalieri dell'Ordine di Calatrava che nel XIII secolo furono chiamati dalla Spagna per opporre una resistenza cristiana all'urbanizzazione musulmana messa in atto a Lucera da Federico II. Ogni pellegrino che si accinge a scendere nella spelonca ad ogni gradino della scala deve pronunciare una brevissima giaculatoria in dialetto orsarese che in italiano suona così: scala santa, Padre, Figlio e Spirito Santo.
Una volta giunti dabbasso ci si ritrova in un ambiente molto piccolo sulle cui pareti si possono notare i classici graffiti dei pellegrini diretti verso la Celeste Basilica. Per me è stata un'esperienza toccante entrare in un altro luogo visitato dall'Arcangelo.
Per un'altra scalinata si entra nella chiesa del Pellegrino o di San Pellegrino, poiché si dice che qui vi soggiornò il santo in visita al Santuario. All'interno si nota la vetrata policroma ritraente San Michele che schiaccia il demonio. Il fatto che quest'ultimo abbia le sembianze di un moro è fortemente simbolico. La vetrata trae ispirazione dalla statua originale che si trova nella chiesa di San Nicola.
Quello che era il Monastero di Sant'Angelo era provvisto di foresteria per i pellegrini. Nel 1229 passò ai Cavalieri di Calatrava che ne fecero il loro quartier generale in Italia. Nel 1524 fu acquistato dai Guevara che lo trasformarono nella loro dimora. Gli stessi ampliarono una fontana del 1463, la Fontana Nuova.
La chiesa dell'Annunziata, invece, è in stile romanico. L'origine bizantina è visibile da due cupole orientaleggianti. La struttura prevedeva uno spazio in fondo dove sedevano i catecumeni, cioè gli aspiranti cristiani.
Questa visita mi ha messo nella testa una strana idea che ha a che fare proprio con l'Arcangelo la cui presenza è diventata una costante nella mia vita. Dove mi porterà la prossima "chiamata"? Questo non so dirlo, ma vi prometto di informarvi non appena sarò sul posto.
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