Cari Amici,
un po' perché ve l'avevo promesso, un po' perché mi piace essere sul pezzo, partiamo da questo verso di una famosissima poesia di Totò per addentrarci, all'approssimarsi della commemorazione dei fedeli defunti, in uno degli aspetti più sconcertanti della napoletanità e cioè il rapporto decisamente informale con l'evento più tragico della vita: la morte. Partendo dalla chiesa di Santa Maria della Sanità, visiteremo le catacombe di San Gaudioso e di San Gennaro per poi raggiungere il Cimitero delle Fontanelle. Ci tengo a puntualizzare che in questi post non si parlerà di mostri o di fantasmi, bensì di una fede che, certo, presenta un risvolto superstizioso, ma è legata a una profonda religiosità di stampo cattolico.
In effetti si tratta di un posto che di riflessioni sulla precarietà della vita ne ispira parecchie. Gli ambienti appaiono piuttosto tetri e freddi, ma rendono al massimo il concetto di vanità delle cose umane. Eppure, come vi mostrerò, anche qui c'è stato chi ha voluto fare la differenza e già in vita si è adoperato per distinguersi dopo il trapasso. Accanto alle classiche sepolture in loculo ve n'erano altre ambitissime e a numero limitato, destinate ai nobili o a personalità ragguardevoli.
Gli scheletri di coloro che appartenevano a un certo rango venivano tumulati in un settore a parte, in modo da lasciare fuori il cranio. Sulla parete corrispondente veniva dipinto lo scheletro con gli abiti e i simboli del ceto sociale o del mestiere accompagnati dal personale motto sul senso della vita. Prima di poter riposare in pace però, poveri e ricchi dovevano passare attraverso un processo molto particolare...
La tanatometamorfosi o scolatura dei cadaveri era diffusa in tutto il Regno delle Due Sicilie e consisteva nella mummificazione dei corpi. Veniva praticata in ipogei detti putridarium, scolatoi o terresante. Il corpo veniva posto nella nicchia solo dopo essere stato prosciugato. Nel caso di persone poco abbienti la scolatura serviva a ridurre il volume delle salme così da poterne seppellire due o tre insieme.
Gli scolatoi delle catacombe di San Gaudioso consistevano nelle "cantarelle", cioè dei sedili dove si facevano accomodare i defunti. L'addetto a questo servizio era lo "schiattamorto" che, dopo aver sistemato la salma, la bucava per accelerare il deflusso dei liquidi ed evitare che il morto si gonfiasse fino a scoppiare. Non essendo un'attività proprio salubre, lo schiattamorto era in genere un povero diavolo disposto a fare qualsiasi cosa per sopravvivere o un avanzo di galera di cui nessuno sentiva la mancanza. Una volta decomposte le parti corruttibili, le ossa venivano pulite e poste nell'ossario. Da questa "barbara maniera di seppellire li cadaveri", come ebbero a dire alcuni ispettori del Settecento, ebbe origine un inequivocabile augurio napoletano: "puozze sculà", ovvero "possa tu colare".
Dalle catacombe di San Gaudioso fino all'ascensore del ponte della Sanità s'impiega un minuto d'orologio e ci si ritrova immediatamente alla fermata degli autobus che portano dritti alla basilica della Madre del Buon Consiglio. Proprio accanto a questa si trova l'ingresso delle catacombe di San Gennaro, le più antiche e importanti di tutto il Meridione. Fondate nel II secolo, pensate che furono attive fino all'età ducale, vale a dire almeno fino al 1138. Qui nel III secolo giunsero le reliquie di Sant'Agrippino e duecento anni più tardi quelle di San Gennaro che però furono trafugate nell'anno 831. Le catacombe si estendono su due livelli e il passaggio dall'uno all'altro è molto agevole e naturale.
Si accede dal piano superiore dove si possono ammirare gli arcosoli, nicchie sormontate da un arco. Alcune delle lunette sono decorate con bellissimi affreschi tra cui la più antica raffigurazione di San Gennaro, risalente al V secolo.
Proseguendo sullo stesso livello ci si ritrova in una grande basilica che ingloba la cosiddetta "cripta dei vescovi", dedicata ai primi quattordici vescovi napoletani. Gli affreschi che la abbelliscono sono discretamente conservati.
Il piano inferiore, invece, corrisponde alla basilica di Sant'Agrippino. Le particolarità sono una vasca battesimale dell'VIII secolo e l'altare nel quale si apre la "fenestella confessionis" attraverso cui i fedeli riuscivano a sfiorare con un fazzoletto la sepoltura di San Gennaro, portandosi poi a casa l'oggetto benedetto. Le sepolture qui sono le più belle. Probabilmente sono appartenute a persone di alto lignaggio prima di essere acquisite dalla comunità cristiana.
A Napoli di luoghi della pietà verso i defunti ce ne sono diversi e tutti "suggestivi". A brevissimo vi condurrò in un posto, forse unico al mondo, dove avviene un incontro incredibile capace quasi di annullare il confine tra la dimensione dei vivi e la dimensione dei morti. Come vedremo, è un incontro fatto di affetto e devozione, che nulla ha a che fare con l'orrore e la paura. Se vi piacciono le tenere storie di amicizia, la prossima è per voi. Altro che Halloween!
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