Cari Amici,
finora di Napoli vi ho descritto solo ricche ed eleganti dimore e la vita che vi si trascorreva. Napoli però è anche la città delle chiese e degli ordini religiosi che, specialmente in passato, hanno contribuito lautamente al panorama culturale. Dovete sapere che tantissime biblioteche avevano e hanno sede nei conventi sparsi in tutto il centro storico. Proprio di fronte al Duomo, il Complesso dei Gerolamini, o Girolamini che dir vogliate, ne possiede una rimasta intatta dal 1586, anno della sua apertura. Purtroppo è chiusa per sequestro giudiziario e si può visitarla solo in rare occasioni e io, stavolta, non sono stata così fortunata da cogliere l'attimo. La mia è stata una sorpresa a metà...
La biblioteca oggetto dei miei desideri è un luogo magico dove avrei potuto persino annegare in un mare di codici miniati, incunaboli, cinquecentine ed edizioni rare del Seicento, Settecento e Ottocento. Il Complesso però è molto di più e comprende, tra l'altro, anche una quadreria e l'archivio oratoriano.
I Girolamini erano i religiosi dell'Oratorio di San Filippo Neri fondato a Roma nel 1561 e diventato congregazione nel 1575. Arrivano a Napoli nel 1586 e devono il loro nome al fatto che nella Città Eterna risiedevano a San Girolamo alla Carità. A Napoli, all'inizio, si arrangiano con una piccola chiesa, poi demolita, e con un convento adattato alla meno peggio in Palazzo Seripando.
Tuttavia le esigenze crescevano e i Padri per fare fronte alle nuove necessità acquistarono altre proprietà adiacenti e tre chiesette per raderle al suolo e iniziare la costruzione della Casa, tra via Duomo e Largo Girolamini. I lavori iniziarono nel 1592 per finire nel 1619 con la consacrazione della chiesa. Al progetto lavorarono più di un architetto: i toscani Giovanni Antonio Dosio (chiostro piccolo) e Dionisio Nencioni, il napoletano Dionisio Lazzari (facciata primitiva della chiesa e chiostro grande) e Ferdinando Fuga che nel 1780 rifece la facciata in marmo bianco e bardiglio.
È difficile che si possa visitare tutto il Complesso e io in verità sono riuscita a vedere solo la quadreria e i due chiostri. La quadreria è una delle più importanti raccolte napoletane. Fu istituita tra la fine del Cinquecento e i primi del Seicento nella sacrestia grazie alle generose donazioni di alcuni benefattori e degli stessi Padri. Nel 1961 fu riordinata secondo i più moderni criteri museografici e disposta nelle sale a ridosso del chiostro maggiore.
Il terremoto del 1980 e l'urgenza di un ulteriore rinnovamento hanno determinato una chiusura di ben quindici anni. Alla quadreria potevano avere accesso solamente studiosi impegnati in approfondimenti scientifici. La quadreria riapre nell'aprile del 1995 e per l'occasione vengono aggiunte altre opere. Viene allestita una "sala di studio" dove trovano posto diversi manufatti artistici.
All'interno della collezione spopolano i ritratti di San Filippo Neri eseguiti in diversi formati e materiali, ma attireranno la vostra attenzione anche i bozzetti degli affreschi della chiesa, opera di Solimena e Mazzanti.
Io sono rimasta incantata davanti a un'Adorazione dei Magi (1513) di Andrea Sabatini e un'Immacolata di un ignoto artista napoletano della seconda metà del XVI secolo.
Questo viaggio in una parte della Napoli sacra termina qui, ma per me che sono la vostra guida è solo un incipit. Nei prossimi appuntamenti vi racconterò del rapporto dei napoletani con la cosa più inquietante della vita: la morte. Andremo in due posti davvero particolari, quasi unici, e toccheremo con mano la grande capacità del popolo partenopeo di accettare con ironia ogni aspetto dell'esistenza. Non vedo l'ora di condurvi dove vivi e trapassati s'incontrano e fanno persino due chiacchiere... Continuate a seguirmi!
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