Cari Amici,
dopo la pausa pasquale, torno da voi per accompagnarvi lungo le strade di Lucera e continuare a raccontarvi la storia affascinante di questa città, una delle più federiciane della regione. Finora ho menzionato spesso saraceni, musulmani, moschee, harem: adesso è giunto il momento di capire come tali personaggi siano arrivati qui e abbiano in pratica preso possesso del territorio. Lo faremo dando due passi nella fortezza svevo-angioina, appositamente concepita da Federico II per mantenere sotto controllo i "deportati".
L'edificio sorge su di una collina, ben visibile dalla villa comunale e molto più maestoso che nel 1233, anno in cui l'imperatore ne intraprese la costruzione. Federico, infatti, volle per sé un Palatium, cioè un palazzo da dove governare una situazione che fino a poco tempo prima gli era risultata ingovernabile. Il Palatium era un torrione a base quadrata, di tre piani, massiccio e senza entrate dall'esterno. Ospitava la corte, gli appartamenti imperiali, una delle Zecche dello Stato e forse anche parte del tesoro.
I saraceni giungono in 20mila a Lucera nel 1220. L'Imperatore, dopo aver ereditato la Sicilia da sua madre Costanza d'Altavilla, si ritrova improvvisamente a gestire una popolazione eterogenea e problematica, composta da cristiani, greci, ebrei e dai turbolenti saraceni determinati a ripristinare il dominio dell'Islam. I disordini che essi provocano lo convincono ad espellerli e confinarli in vari centri dell'Italia meridionale, tra cui la città che stiamo visitando insieme.
Nonostante non fosse riservato loro un trattamento da deportati, questa soluzione non piacque ai musulmani. Sulla terraferma erano dediti all'agricoltura, al commercio, all'artigianato e persino alla medicina. A Lucera in particolare avevano allargato le loro pretese erigendosi luoghi di culto, case, botteghe e magazzini con gran disappunto della popolazione locale. Nessun privilegio, però, e nessuna agevolazione riusciva a placare il loro malcontento che si traduceva in frequenti rivolte nel tentativo di raggiungere di nuovo la Sicilia, la "Terra Grande". Nel 1239, proprio il giorno di Natale, un ormai esasperato Federico II decide che tutti i saraceni presenti nel Meridione siano esiliati e meglio soggiogati a Lucera. La città sta per diventare sempre più musulmana.
Nel 1267, Carlo I d'Angiò vince Corradino di Svevia, nipote dell'Imperatore, e conquista Lucera. È un sovrano tutto sommato tollerante verso la comunità musulmana ma solo perché da essa può pretendere salatissimi tributi. I ricavi gli permettono di riprendere il vecchio progetto di Federico II e di completare la fortezza con delle possenti mura perimetrali realizzate tra il 1269 e il 1283. L'intento è quello di dotarsi di un castello fortificato da utilizzare come presidio militare permanente.
La cinta muraria angioina mette in bella mostra tredici torri quadrate, due bastioni pentagonali, sette contrafforti e due torri cilindriche. Si accede all'interno attraverso quattro porte: Porta Lucera, la principale, Porta Troia, Porta Guardiola e Porta Castel Fiorentino. Attualmente è possibile visitare la Torre della Leonessa accedendo ai due livelli, quello inferiore destinato alle operazioni difensive e quello superiore adibito a dormitorio. Dodici mensole di pietra reggono un ballatoio che permette di percorrere tutto il perimetro della torre e di ammirare le finestre dotate di sedili in muratura.
L'avventura dei musulmani a Lucera finisce bruscamente con Carlo II d'Angiò, il quale mette a ferro e fuoco la città cacciandoli una volta per tutte e non certo per motivi religiosi e culturali. Sembra infatti che nel 1300 il figlio di Carlo I fosse oberato di debiti e che per estinguerli avesse pensato bene di depredare quegli ospiti scomodi.
La fortezza svevo-angioina di Lucera appare oggi come un grande prato recintato. La cittadella di Carlo I, distrutta da un terremoto nel 1456, venne demolita quattro secoli più tardi per ricavare il materiale edilizio destinato al palazzo del tribunale. Il sito, antichissimo, abitato da pastori sin dal Neolitico, ha restituito i resti dell'acropoli romana e di alcune tombe di guerrieri longobardi con tanto di corredo funerario.
Con la visita alla fortezza il quadro dei monumenti più rappresentativi della città è quasi completo: manca un ultimo tassello. Vi racconterò tutto a breve, facendo un viaggio nel tempo un po' più lungo di questo appena concluso. Come al solito credo valga la pena di consumare le suole: una scarpa si può sempre perdere, un'emozione no.
Con la visita alla fortezza il quadro dei monumenti più rappresentativi della città è quasi completo: manca un ultimo tassello. Vi racconterò tutto a breve, facendo un viaggio nel tempo un po' più lungo di questo appena concluso. Come al solito credo valga la pena di consumare le suole: una scarpa si può sempre perdere, un'emozione no.
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