mercoledì 6 settembre 2017

UN VESTITO PER LA BELLA GRAZIELLA

Cari Amici,
anche questa caldissima estate sta transitando e, mentre ci predisponiamo agli impegni autunnali, ecco che un po' di nostalgia si fa avanti. Sì, perché l'estate porta sempre con sé una bella storia e non ci si può rassegnare facilmente al cosiddetto "ritorno alla normalità". La storia della mia estate 2017 parla nientemeno che di fili lucenti e tessuti pregiati. Tutto ruota intorno a una graziosa fanciulla procidana dei tempi andati, Graziella, alla quale ogni anno, in occasione della Sagra del Mare ad agosto, è dedicato un concorso di bellezza.
Isola di Procida
Graziella è la protagonista dell'omonimo romanzo (1852) di Alphonse De Lamartine, una ragazza nata e cresciuta in un'umile casa di pescatori che conquista il cuore dello scrittore durante un suo viaggio in Italia. Purtroppo il loro amore è stroncato da un destino crudele che vede Lamartine fare ritorno in patria e la povera Graziella ammalarsi e morire. Da questa storia, però, nasce ben presto il mito e la Graziella da più di mezzo secolo è ambasciatrice nel mondo della bellezza e della cultura isolana. Le ragazze che partecipano al concorso sono molto giovani, procidane o figlie di procidani. Indossando l'abitino tradizionale sfilano sorridenti ed emozionate fino a Marina Grande dove sarà eletta la miss.
Isola di ProcidaIsola di Procida
Gli abiti delle Grazielle sono originali d'epoca tramandati da diverse generazioni e i proprietari ne vanno molto fieri. Si tratta di abitini minuti, ricamati con una tecnica di cui oggi è depositaria la signora Lena Costagliola di Polidoro. Lena, assieme alla famosa costumista Elisabetta Montaldo, da qualche anno porta avanti un grande progetto che è quello di riprodurre l'abito tradizionale con le stesse tecniche del passato per salvarlo dall'estinzione. È lei a raccontarmi il meraviglioso significato dell'abito di Graziella e a spiegarmi il profondo legame con la cultura locale.
Isola di Procida
La mise è formata da una veste e un cappottino dal taglio orientale a cui si abbinano un fazzoletto per capelli e delle scarpette dello stesso stile. Sete e ricami risalgono al medioevo islamico, quando gli abili navigatori dell'isola intrattenevano rapporti commerciali con il mondo ottomano. È un abito di grande valore, non solo per i materiali e il tipo di lavorazione, ma anche per quello che rappresenta, cioè l'onore che si dava alla donna in una società ricca composta prevalentemente da armatori, marittimi e mercanti.
Isola di Procida
E infatti l'oro abbonda nelle decorazioni, quale simbolo di opulenza ed elevata posizione sociale. Sul corsetto troviamo i motivi della fertilità e del mare, sui cappottini anfore, galli, fiori, grappoli d'uva, onde marine e le mitiche "cocciole" (conchiglie). La tecnica del ricamo è quella in voga nel Settecento, "piatta" rispetto a quella contemporanea. Anche i colori rivelavano lo status della ragazza che indossava l'abito. Il cappottino era rosso fino al giorno del matrimonio e verde dopo la celebrazione delle nozze.
Isola di ProcidaIsola di Procida
Isola di ProcidaIsola di Procida
La tecnica d'esecuzione di questi preziosi lavori viene insegnata alle giovani della famiglia poiché la tradizione esclude categoricamente le "estranee". Lena ha dichiarato di dover ancora eleggere la propria discendente ma che sarà quasi sicuramente una nipote talentuosa.
Isola di Procida
Augurando il meglio, e cioè che nella famiglia Costagliola di Polidoro ci sia una ragazza degna di ricevere tale insegnamento, vi invito ad approfondire la storia di Graziella visitando la sua casa all'interno del Palazzo della Cultura a Terra Murata. La vita quotidiana di una fanciulla vi farà scoprire più di quanto possiate immaginare. 

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