Cari Amici,
il mese di settembre, in quest'angolo recondito del Gargano, significa solo una cosa: pellegrinaggio alla sacra grotta dell'Arcangelo Michele nel giorno della festa dei tre Arcangeli. Il 29 settembre, la cittadina di Monte Sant'Angelo vede giungere interi eserciti di devoti a piedi, in autobus, in auto e persino in groppa a un cavallo, accolti dal suono a distesa delle campane del Santuario. Tra apparizioni angeliche e manifestazioni potenti della presenza divina, questo è davvero un luogo di misteri. Attenzione però, l'arcano non si trova solo nella cavità della terra! Qualche centinaio di metri più in là, in fondo alla scalinata che porta allo storico Rione Junno, un edificio pone dubbi e quesiti intriganti...
È nota come la Tomba di Rotari ed è stata il grattacapo di molti studiosi che le hanno attribuito ben quattro identità diverse. Per il Bertaux si trattava di un campanile, Tancredi parlava di un mausoleo, Vinaccia addirittura ci vedeva una torre di avvistamento mentre altri un battistero. Ma allora, perché "tomba" di Rotari?
Sembra che tale riferimento sia derivato dalla traduzione, sbagliata, di un'epigrafe in cui si dice che San Giovanni in Tumba fu fondata nel XII secolo da un certo Rodelgrimo e da suo cognato Pagano. Solo che in latino "tumba" vuol dire "cupola" e non "tomba". A questo malinteso se n'è aggiunto un altro, riguardante il re longobardo Rotari che, sebbene non sia mai stato a Monte, avrebbe espresso il desiderio di dormire il sonno eterno vicino alla Grotta. Rotari morì a Parma e con tutta probabilità nessuno si prese la briga di trasferirlo qui.
Il nome errato tuttavia è rimasto e la Tomba di Rotari richiama i visitatori appassionati di antiche architetture. La Tomba appartiene al complesso munumentale di San Pietro, assieme alla duecentesca chiesa di Santa Maria Maggiore, la "cattedrale" di Monte Sant'Angelo. Per l'esattezza la Tomba era il battistero della chiesa di San Pietro, con i cui resti condivide oramai solo una parete. All'esterno appare come un'alta torre con un tamburo ottagonale e una cupola. All'interno la pianta è quadrata, l'abside rivolta a oriente. È illuminata da numerose finestre che puntano sulla vasca scavata nel pavimento.
All'ingresso, sull'architrave, è rappresentata la cattura di Cristo nell'orto del Getsemani e sopra, nella lunetta, una sequenza di scene: la deposizione, le pie donne al sepolcro e la resurrezione. Anche i capitelli all'interno sono tutti decorati con illustrazioni bibliche, evangeliche e con rappresentazioni dei vizi capitali.
Proprio accanto, sopravvivono per miracolo l'abside e le tracce delle tre navate della chiesa di San Pietro, ristrutturata nell'XI secolo ma crollata a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento.
Terza, ultima ma non certo ultima per importanza è Santa Maria Maggiore, un trionfo di affreschi tra i quali spicca il più antico della regione raffigurante San Francesco che visitò la Grotta nel 1216. La chiesa, "piccola cattedrale" sipontina, fu ristrutturata durante la reggenza di Costanza d'Altavilla, madre di Federico II di Svevia. La regina è forse la figura femminile che appare accanto alla Madonna col Bambino nela lunetta.
Tutto ciò è stato per me una vera sorpresa e mi ha aperto gli occhi sulle altre bellezze del luogo. Io dico che vale la pena di addentrarsi in certi posti e di approfondire certe conoscenze. Monte Sant'Angelo: città di San Michele e di altre mille meraviglie.
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