Cari Amici,
eccomi di nuovo a voi per raccontarvi l'ultima tappa della mia domenica molisana, assieme alle altre due Terese. Dopo il castello di Civitacampomarano e il santuario della Madonna col sorriso, abbiamo voluto visitare il gioiello nascosto della Diocesi di Trivento: la cripta di San Casto nella cattedrale della città. Per raggiungere la suddetta chiesa abbiamo dovuto allacciare bene le scarpe e salire su per la scalinata di San Nicola che dalla piazza della Fontana Monumentale conduce alla parte più alta del paese. Si tratta di 365 gradini, uno per ogni giorno dell'anno, ed è stato divertente immortalarsi in una foto sullo scalino del proprio compleanno. A quota 234 siamo arrivate nella piazza della chiesa madre, consacrata nel 1076.
Quella che oggi è la cripta di San Casto, nasce come un tempio paleocristiano dedicato a questo vescovo giunto a Trivento nel 300 d.C. e martirizzato quattro anni dopo a
Larino. La tradizione vuole che le sue spoglie mortali riposino proprio qui, probabilmente al centro dell'abside principale che nel 1743 subì una notevole trasformazione per esigenze strutturali della cattedrale. L'abside odierna fu ricostruita nel 1987, più piccola rispetto all'originale e con materiale diverso per rendere visibile il rifacimento.
In genere le cripte destano sempre un certo stupore e, nel mio caso, anche un po' di soggezione. Trovo che siano luoghi misteriosi, dove è possibile avvertire la presenza del sacro in modo più intenso che altrove. Danno la sensazione di essere luoghi consacrati da sempre, dall'inizio del mondo e non dalla mano dell'uomo. Ho pensato così giù nel
succorpo della cattedrale di San Sabino a Bari, la stessa impressione ho avuto qui a Trivento, nella cripta sacra ai pagani e ai cristiani.
Una prima struttura, infatti, venne eretta nell'80 a.C. dal liberto Gnesio che ricevette l'ordine dalla ricca famiglia Florio di costruire un tempio sacro alla dea Diana di cui divenne poi sacerdote. La svolta avviene però dopo la fine delle persecuzioni cristiane, con precisione nel 380 d.C., quando i cristiani triventini abbattono il tempio pagano e lo rimpiazzano con una chiesa a cielo aperto, dotata solo trecento anni dopo di un muro perimetrale e di volte a crociera.
La nuova costruzione segue dei criteri ben precisi che fanno riferimento a un forte simbolismo. La cripta presenta sette navate. Sette, il numero perfetto. Sette come i giorni della creazione, come i sacramenti, come i doni dello Spirito Santo. Le colonne rovesciate rappresentano gli schemi del mondo ribaltati dal Cristo e la conseguente vittoria del cristianesimo. Sulla lunetta risalente al 1200, raffigurante la SS. Trinità, compaiono i simboli cristiani per eccellenza, i pesci, il cui nome greco, iktus, è acrostico di Jesus Xristos Theou Uios Sator, Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore.
Nel 1076 la cripta cade in disuso come luogo di culto poiché si rese necessaria la costruzione di una chiesa più grande. Da quel momento la sua funzione diventa quella di cimitero e forse anche di carcere durante il periodo dell'Inquisizione. Viene riaperta al pubblico solo nel 1931. Nonostante gli interventi, a volte poco rispettosi, possiamo ammirare ancora due bellissimi affreschi. Il primo ritrae la crocifissione con San Benedetto da Norcia, il secondo quello che sembra essere un santo protomartire.
Si conclude così il nostro piccolo tour nelle piccole e preziose bellezze del Molise. Quello che abbiamo seguito non è che uno dei tanti itinerari possibili in una regione ospitale e genuina. Spero di portarvi presto lungo altre strade alla scoperta di altri borghi autentici dove poter gustare la dimensione umana del vivere. Non accontentatevi però di leggere e guardare fotografie. Come dico sempre, questi sono i miei viaggi e ognuno deve fare il suo...
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