Cari Amici,
dove c'è un castello è sempre festa per Teresita. In diverse occasioni e con estremo piacere ho potuto parlarvi di manieri e fortezze dando sfogo a una delle mie più grandi passioni: vagabonviaggiare nella storia introducendomi in antiche e segrete stanze. Oggi ne avrò di nuovo l'onore portandovi con me a Civitacampomarano (CB) dove, grazie alla nostra bravissima guida di nome Luciana, impareremo di tutto e di più sull'imponente castello angioino che per secoli ha letteralmente spaccato in due la cittadina. Il borgo, infatti, era diviso in Civita di Sopra e Civita di Sotto fino a quando, nel 1795, l'ira funesta degli abitanti costrinse il feudatario a riempire il fossato e a costruire una strada di comunicazione.
Residenza di diverse famiglie nobiliari, il castello è gestito dal 1996 dal Ministero dei Beni Culturali e dalla Sovrintendenza ai Beni Architettonici del Molise che ne hanno curato gli interventi di restauro e di consolidamento. È chiamato "angioino" non per essere stato messo in piedi dai parenti di Carlo I, ma perché quella specie di fortezza che alcuni suppongono esistesse già alla fine del X secolo, adattata in seguito dai Normanni, è stata da loro trasformata e dotata delle inconfondibili torri circolari. Ne sono rimaste tre su quattro, dopo che una, crollata nel 1805, non venne mai più ricostruita.
L'accesso si trova sul lato est. Una scalinata conduce al portale trecentesco attraverso il quale si entra nel cortile. Qui si capisce subito chi davvero fece la storia del castello. Si chiamava Paolo di Sangro, proveniva da una potente famiglia di origine francese con diramazioni in Abruzzo ed era capitano di ventura appassionato d'armi e di ricchezze. Fu proprio l'amore per queste ultime, alla vigilia della battaglia di Sessano (1442), a suggerirgli di passare al fronte aragonese, macchiandosi di tradimento. Nonostante all'epoca gli angioini di Renato d'Angiò avessero le spalle al muro e nessuna speranza di sopravvivenza, fu questo scontro a deciderne le sorti finali. Le cronache raccontano di un atto vile di Paolo che, proprio nel momento di contrastarlo, corse tra le braccia del nemico invocando il nome di Alfonso I d'Aragona.
Con tutta evidenza non si trattò di una decisione estemporanea, ma del risultato di patti ben precisi che contemplavano laute ricompense, tra cui la fortezza di Civitacampomarano assegnatagli nel 1443. Lo stemma sul portale riassume magnificamente come andarono i fatti: il drago alato aragonese tiene tra gli artigli i gigli capovolti degli Angioini grazie all'intervento dello scudo dei di Sangro.
E fu proprio durante il periodo aragonese che ebbero luogo i rifacimenti più significativi. Di bellica ispirazione erano le due gallerie per la custodia delle armi da fuoco e le botole che mettevano in comunicazione, tramite scale estensibili, le torri con i sotterranei. Nel Rinascimento le gallerie hanno dato forma alla loggia a sei arcate che possiamo ammirare sul lato ovest.
La visita al castello comprende il tour del piano nobile, delle torri e dei locali che ospitavano le scuderie e i magazzini. Dopo i di Sangro, il passaggio dei Carafa (metà XVI secolo), dei Ferri (fine XVI secolo), dei d'Avalos (1705) e dei Morelli (1742) sembra non abbia lasciato grandi segni anche se si è cercato di recuperare il più possibile. Gli ambienti appaiono sobri, con pochi mobili. In particolare vi segnalo una cucina dei primi del Novecento e un ingegnoso complemento d'arredo...
Ci sono poi le torri, una delle quali ospitava una cappella di cui si conservano ancora delle nicchie, e gli spazi riservati all'accumulo delle provviste e al ricovero degli animali, percorrendo i quali si possono scoprire passaggi impervi che portano chissà dove.
La visita è stata quanto mai interessante, ma prima di salutare Luciana e partire verso la nostra prossima meta, è d'obbligo una precisazione: la fontana della corte interna non appartiene al castello, vi ci fu portata dagli ultimi proprietari. È chiamata "fontana sannita", nonostante, sostiene l'architetto molisano Franco Valente sul suo blog "Nel Molise che sogno", non abbia nulla di sannita.
Il castello angioino è naturalmente il re dei monumenti civitesi. Teresita consiglia anche un giro nella roccaforte martiniana con le sue chiese e le case dei cittadini illustri, aperte al pubblico. Una bella mattinata di sole è tutto quello che vi ci vuole: il resto lo offre Civitacampomarano!
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