domenica 13 giugno 2021

UNA VITA NEL CARCERE DI PROCIDA: RICORDI E RIFLESSIONI DI UN MEDICO PENITENZIARIO

Cari Amici,
Copertina del libro
da qualche mese, dopo la sua proclamazione ufficiale di Capitale Italiana della Cultura 2022, Procida è sotto i riflettori di tutto il mondo. La più piccola e colorata isoletta del Golfo di Napoli, nota come meta di turismo balneare, è pronta a mostrarci ora il suo nucleo più consistente, quello dei monumenti sia civili che religiosi, delle tradizioni e delle personalità che le hanno dato lustro.
Tempo fa vi ho condotti con me sulla parte più alta dell'isola, Terra Murata, dove sorge un possente edificio, dapprima residenza dei d'Avalos e poi, dal 1830, bagno penale voluto dai Borbone per le particolari caratteristiche architettoniche e di isolamento. Qui il dottor Giacomo Retaggio ha esercitato per ben 25 anni la sua professione di medico, traendone esperienze e ricordi indelebili che hanno ispirato il suo libro L'isola nell'isola - una vita nel carcere di Procida (Edizioni Fioranna, 2013). 
Chiunque, come me, ha avuto la fortuna di visitare l'ex carcere con la sua guida concorderà sul fatto che si è trattato di un momento raro e indimenticabile, non capitando tutti i giorni di ascoltare dalla viva voce dei protagonisti i racconti di un luogo così particolare. Tuttavia, pure a chi lo avesse già visitato, consiglio questa lettura, un vero e proprio viaggio non solo negli ambienti fisici ma anche in quelli interiori.
La storia parte dal ritorno a Procida di un ex detenuto e dai suoi ricordi malinconici e "senza rancore". Cuono Barbato, il cui nome è naturalmente di fantasia, ripercorre la vita tra le sbarre, le lunghe giornate, gli appuntamenti fissi, le celle stracolme di gente, il rapporto con i compagni di detenzione e con il personale carcerario, la fatica di ottenere qualche concessione in più. 
L'autore, forte della sua profonda conoscenza della realtà penitenziaria, riesce a delineare ogni personaggio con una precisione (permettetemi il riferimento) autoptica. Ciò che colpisce davvero di questo libro, però, è la narrazione affidata alla voce di un carcerato e non, come poteva sembrare ovvio, a quella del medico. Penso che questa scelta non sia dovuta solo alle qualità empatiche e a una certa deformazione professionale di Retaggio, capace di calarsi nei panni della persona sofferente. Piuttosto la ragione va cercata, a mio avviso, nel messaggio intrinseco della storia che, oltre a essere un viaggio, è una riflessione sul significato della pena. Entriamo qui in un tema di grande attualità: cos'è il carcere, un luogo di puro confinamento o l'ultima possibilità di redenzione? E, nella fattispecie, cos'è l'ergastolo? Una giusta punizione o una "vigliacca difesa della società, incapace di risolvere altrimenti il problema"?
Il libro è corredato dalle foto e da un breve scritto di Aniello Intartaglia. 

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