Cari Amici,
è settembre: le vacanze sono finite da un po', sono arrivate le prime piogge e a noi non resta che condividere qualche bel ricordo del mese scorso quando magari, in riva al mare, sorseggiavamo il nostro freddissimo drink. Devo dirvi che nonostante i calamitosi pronostici di quest'anno bisesto e funesto, le ferie sono andate meglio del previsto. Proprio mentre trascorrevo le mie giornate oziando impunemente sulla mia isola preferita, ecco che un nuovo e simpatico incontro ha mutato la storia della vagabonvilleggiatura. Hiroko Nagase è giapponese, vive in Italia da tantissimi anni e lavora con abilità e sapienza la ceramica.
L'ho conosciuta una sera che scendevo a piedi lungo via San Rocco, diretta al porticciolo della Corricella, a Procida, ma in realtà mi sembrava di averla già vista da qualche parte e di aver sentito parlare di lei. La risposta è arrivata sfogliando una rivista di viaggi che conservo da tempo...
Dunque Hiroko ha il suo laboratorio di ceramica a Lecce, dove abita con suo marito di nome Pietro, e da undici anni trascorre il mese di agosto a Procida, soggiornando nella sua casetta di via San Rocco. Quella che dall'esterno sembra un'ossessione per i soprammobili, è in realtà l'esposizione al pubblico delle sue creazioni. Tutti possono accomodarsi a casa di Hiroko e discorrere con lei di qualsiasi argomento. Proprio come è capitato a me. Entusiasta del fatto che parlassi giapponese, mi ha subito invitata a prendere un tè da lei l'indomani pomeriggio. Come potevo rifiutare?
La passione di Hiroko per la ceramica nasce in America da una grande nostalgia per il paese natìo. Arrivata lì come giovane studentessa di lingue, come antidoto alla malinconia le viene suggerito un corso di lavorazione della terracotta. Il corso però, ahilei, non è proprio economico e quindi per affrontarne il costo comincia delle collaborazioni extra. Nel frattempo conosce Pietro, anche lui in America per motivi di studio e di lavoro.
Non molto tempo dopo inizia per lei una serie di peregrinazioni per il mondo alla sequela del marito, fisico e docente universitario. I due atterranno prima in Inghilterra e ci restano cinque anni. Non potendo insegnare l'inglese agli inglesi, Hiroko si dà anima e corpo alla ceramica che diventa così il suo lavoro. Da qui si traferiscono a Trieste dove frequenta la bottega di un ceramista, ma purtroppo il destino li costringe ancora a salire su un aereo: li aspettano infatti sette mesi in Giappone. Anche sul suolo nipponico Hiroko dà il meglio di sé e la sua arte è grandemente apprezzata. Tuttavia, non è neanche il Giappone la loro meta definitiva. Marito e moglie tornano in Italia e si stabiliscono a Lecce, in Puglia.
Nella città barocca per eccellenza Hiroko comunica a Pietro la decisione di iscriversi per la seconda volta all'università, a un indirizzo artistico. Il povero coniuge, all'udire ciò, si mette le mani nei capelli: come farà a studiare su testi universitari lei che conosce pochissimo l'italiano? Santa Hiroko qui compie un vero miracolo: si laurea nei tempi stabiliti, con un voto di massimo rispetto. Nel frattempo il suo laboratorio nel centro storico di Lecce è una realtà promettente.
Innamorata di Ungaretti, appassionata di fonetica, con alle spalle una tesi comparatistica su Mishima e Pasolini, Hiroko mi spiega la sua arte partendo dal suo rapporto con la terra. Prima di realizzare un oggetto parla con essa a bassa voce per creare un clima d'intesa e le descrive la storia della persona che riceverà l'oggetto. Parlando con la materia prima, l'oggetto diventa vivo perché se sono le mani a darle la forma, le parole le infondono addirittura l'anima. Solo così, una volta finito, l'oggetto potrà parlare a quella persona.
‹‹Mi piace ritrarre tutto ciò che vive anche nella realtà, persone, animali, tutto. Mi piace raffigurare ragazze che leggono, sedute, sdraiate. Le raffiguro perché voglio entrare nel loro mondo. Un oggetto può essere pure perfetto, ma se non ti parla non serve. Per un ceramista sono importanti la forma e il colore››.
E brava Hiroko, penso mentre le chiedo se ha mai insegnato a qualcuno l'arte della ceramica. Mi risponde, come solo un giapponese può fare, che dev'esserci senz'altro una predisposizione e un'innata manualità, ma c'è da imparare una tecnica e per imparare una tecnica sono richiesti lavoro e sacrificio. Nessuno può insegnare nulla a chi non dimostra di avere amore e spirito di sacrificio e questi sono ancora più importanti del risultato finale, qualunque esso sia. Chi vuole imparare a lavorare la materia deve avere capacità manuale, volontà e soprattutto "spirito corretto".
Spirito corretto? Mmmm... in che senso? Hiroko mi sorride. Bisogna capire lo spirito della natura e della vita, in poche parole bisogna essere sinceri. L'artista e l'artigiano devono essere persone oneste, leali. Quando ha scelto l'isola, il suo pensiero era di portarvi qualcosa di nuovo e l'idea è ora quella di ospitare nella sua casa artisti con lo stesso spirito, che vogliano tenere aperta la porta per la gente che passa in modo che, a contatto con l'arte, essa possa arricchirsi nell'intimo.
Victor Hugo diceva:‹‹C'è uno spettacolo più grandioso del mare, ed è il cielo; c'è uno spettacolo più grandioso del cielo, ed è l'interno di un'anima››. Siamo a Procida, c'è il mare, c'è il cielo e ci sono anche un'artista e un'arte con tutta l'anima.
‹‹Mi piace ritrarre tutto ciò che vive anche nella realtà, persone, animali, tutto. Mi piace raffigurare ragazze che leggono, sedute, sdraiate. Le raffiguro perché voglio entrare nel loro mondo. Un oggetto può essere pure perfetto, ma se non ti parla non serve. Per un ceramista sono importanti la forma e il colore››.
E brava Hiroko, penso mentre le chiedo se ha mai insegnato a qualcuno l'arte della ceramica. Mi risponde, come solo un giapponese può fare, che dev'esserci senz'altro una predisposizione e un'innata manualità, ma c'è da imparare una tecnica e per imparare una tecnica sono richiesti lavoro e sacrificio. Nessuno può insegnare nulla a chi non dimostra di avere amore e spirito di sacrificio e questi sono ancora più importanti del risultato finale, qualunque esso sia. Chi vuole imparare a lavorare la materia deve avere capacità manuale, volontà e soprattutto "spirito corretto".
Spirito corretto? Mmmm... in che senso? Hiroko mi sorride. Bisogna capire lo spirito della natura e della vita, in poche parole bisogna essere sinceri. L'artista e l'artigiano devono essere persone oneste, leali. Quando ha scelto l'isola, il suo pensiero era di portarvi qualcosa di nuovo e l'idea è ora quella di ospitare nella sua casa artisti con lo stesso spirito, che vogliano tenere aperta la porta per la gente che passa in modo che, a contatto con l'arte, essa possa arricchirsi nell'intimo.
Victor Hugo diceva:‹‹C'è uno spettacolo più grandioso del mare, ed è il cielo; c'è uno spettacolo più grandioso del cielo, ed è l'interno di un'anima››. Siamo a Procida, c'è il mare, c'è il cielo e ci sono anche un'artista e un'arte con tutta l'anima.
Un amica è maestra insostituinile.
RispondiEliminaUna donna dalle mille risorse .