Cari Amici,
cos'è la transumanza? Oltre a tutte le definizioni che ne potremmo dare, la transumanza è una storia di famiglia. Ho accennato ai Colantuono e ai fratelli Carrino, ma chissà che col tempo non avrò l'opportunità di incontrare altre famiglie. I pastori transumanti sono tutti di origine molisana e da secoli spostano le loro greggi dal Molise alla Puglia e viceversa per permettere ai loro animali di affrontare meglio gli eccessi sia della brutta che della bella stagione. In passato erano gli uomini che si occupavano degli spostamenti, mancando da casa parecchi mesi, mentre donne e bambini rimanevano in paese ad aspettare il loro ritorno. Questa usanza oggi è cambiata, molte donne non disdegnano di mettersi in cammino per tratturi e campagne, ma il fascino del piccolo mondo transumante è rimasto intatto.
I fratelli Carrino sono originari di Frosolone e conducono la loro azienda a Lucera, in località San Giusto, proprio vicino alla diga costruita negli anni Ottanta. Siamo circondati dal classico paesaggio cerealicolo e proprio in mezzo al giallo oro delle spighe sorge un edificio antico somigliante più a un convento che a una casa rurale. In effetti una ragione storica c'è ed è connessa alla vocazione agrireligiosa della zona.
Il feudo dell'Anticaglia fu già sede di fattorie imperiali e basiliche paleocristiane. Fino al Quattrocento venne indicato come "saltus", cioè come latifondo dove veniva coltivato il grano e allevata la pecora da lana. Giovanni Pipino di Barletta, il prode vincitore dei Saraceni al servizio di Carlo II d'Angiò, dopo averlo ricevuto in premio lo donò ai Celestini del monastero di San Bartolomeo. Costoro continuarono l'attività agricola facendo fruttare al massimo le 700 versure (865 ettari circa) a loro disposizione. Nel Cinquecento, tuttavia, vendettero alla famiglia Pagano. Successivamente la proprietà passò ai Granata e quindi agli Scassa al prezzo di una lunga trafila giudiziaria.
La famiglia Carrino entra in possesso della fattoria verso la fine dell'Ottocento comprando gran parte della tenuta dopo esserne stata affittuaria. All'inizio si trattava di una grande area adibita a pascolo di bestiame. Oggi molto spazio viene riservato a diversi tipi di coltivazioni. L'attività tradizionale prevedeva solo pecore e vacche, col tempo gli allevamenti sono stati integrati con altri animali come cavalli e bufale. Attualmente ci si prende cura di 350 bufale, 1000 pecore di razza Gentile di Puglia, 20 vacche podoliche, 30 cavalli e 40 asini. Fedeli alla tradizione, però, i tre fratelli, pur tra mille accorgimenti e regole da rispettare, hanno deciso di continuare la transumanza. Il problema riguarda la percorrenza dei tratturi, demanio dello Stato sempre più invasi da colture abusive. Per evitare che le greggi le danneggino, si va in montagna con i camion e si ritorna a piedi in autunno, quando ormai il raccolto è fatto. A parlarci di tutto questo è Cristoforo che tra una delucidazione e l'altra ci fa assaggiare qualcosa di molto buono...
Uno dei progetti più ambiziosi dell'azienda è stato l'allevamento di bufale. È il 1990 quando si acquistano 25 vitelline, le "madri" di tutte le bufale oggi presenti. La razza è quella mediterranea, di origine africana, allevata in libertà dall'età di un anno fino al momento del parto. Un tempo la bufala veniva utilizzata per i lavori nei campi, poi si è visto che era in grado persino di bonificare i terreni paludosi. Grazie alla sua forza fisica, infatti, la bufala non rimane mai infangata. Inoltre mangia e digerisce di tutto, anche le canne, e pascolando "ara" il terreno.
Le femmine vengono allevate per il latte, mentre i maschi per la carne. Normalmente le bufale partoriscono agli inizi dell'autunno, ma gli accoppiamenti vengono programmati in modo da farle partorire in primavera e avere latte per tutta l'estate. Una bufala può produrne 9 litri totali al giorno munti in due momenti, alle 3 del mattino e alle 3 del pomeriggio. Dal loro latte vengono ricavati mozzarella, ricotta e formaggi freschi.
L'azienda dispone di antiche stalle e di quella di ultima generazione che ospita circa 200 bufale in lattazione. La bufala preferisce vivere all'aperto ma teme gli eccessi di caldo e di freddo, ecco perché le strutture sia antiche che moderne sono state costruite con dei criteri ben precisi per assicurare loro il giusto riparo da vento e sole. Oltre che con il libero pascolo, vengono nutrite con paglia, farina di orzo e farina di favino, tutti prodotti nei terreni aziendali. Viene dato loro anche l'insilato, un foraggio riposto in silos di cemento e schiacciato in modo che si crei carenza di ossigeno e si formi l'acido propionico, un acido di conservazione che mantiene il prodotto fresco, come se fosse stato appena raccolto.
I progetti dei fratelli Carrino però non finiscono qui. Nel futuro c'è la costruzione di un mini caseificio aziendale per la vendita della mozzarella di bufala nei weekend e l'istituzione del Consorzio Canestrato Pugliese Unico DOP in collaborazione con altri allevatori.
Per quanto mi riguarda ho aggiunto un altro tassello alla mia già notevole ammirazione per i Monti Dauni e per la bellezza che sono capaci di esportare. Ci voleva proprio questo morso di genuinità e freschezza e se posso darvi un consiglio quest'estate concedetevi anche voi questo piacere!
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