Cari Amici,
la prima tappa del nostro viaggio a Napoli ci porta un po' indietro nel tempo, nell'atmosfera regale della città borbonica simbolo di ricchezza e magnificenza. La Reggia di Capodimonte è la location perfetta per immergersi in quel mondo e ad aprile ho partecipato a una rievocazione storica che ha riunito un po' di nostalgici desiderosi di rivivere gli antichi fasti. Le danze, manco a dirlo, sono state aperte dalla Società di Danza di Napoli, con dei balli dell'Ottocento, e dai cori dei Cantori del Plebiscito. Subito dopo il picnic sul prato del Real Bosco, la Compagnia dell'Aquila Bianca e la ricostituita Real Cavallerizza di Napoli hanno entusiasmato gli animi dei presenti con appassionanti giochi d'arme. Benvenuti dunque alla corte del re dove anche le feste erano una cosa seria.
La Reggia di Capodimonte nasce come riserva di caccia e finisce con l'essere residenza di ben tre dinastie. La storia che voglio raccontarvi inizia nel 1734, quando Carlo III sottrae Napoli alla dominazione austriaca e inizia una serie di riforme importanti in campo fiscale, commerciale, difensivo, economico e soprattutto edilizio. Dal 1737 al 1751 vengono edificati il Real Teatro di San Carlo, le regge di Portici e Capodimonte, la reggia di Caserta e l'Albergo dei Poveri. La differenza con il precedente regime si vede subito e il nuovo sovrano ha tutti i requisiti per piacere ai napoletani. Forse per questo, nonostante gli alti e i bassi dei suoi successori, i Borbone occuparono sempre un posto speciale nel cuore del popolo partenopeo.
La politica era la politica e le feste le somigliavano molto. Si festeggiava qualsiasi cosa fosse festeggiabile. Ogni occasione, avvenimento, tappa della vita doveva avere la sua munifica celebrazione e davvero non si badava a spese.
Anche le feste, però, come la politica, avevano un proprio regolamento contenuto in appositi volumi custoditi dal Maestro di Cerimonie. Queste regole si attenevano strettamente alla tradizione, puntuale, fissa e immutabile poiché da essa dipendeva la continuità e la stabilità del governo. Non c'era spazio per l'innovazione, pure se i tempi e i gusti progredivano. Tuttavia personaggi come Francesco Grimaldi, cerimoniere in carica dal 1720, compresero che non si poteva andare avanti propinando sempre la solita minestra. Così avevano trovato un modo per istruire i Reali adattando le norme alle loro esigenze.
Dunque la vita di corte aveva tutta l'aria di essere bella e spensierata. Qualcuno avrebbe detto che l'apparenza inganna e niente è come sembra, ma questo non è certo il peggiore degli inganni. Abbiamo sognato per qualche ora e siamo stati bene. Il prossimo appuntamento con la favola è per il prossimo aprile. Io non mancherò...
Anche le feste, però, come la politica, avevano un proprio regolamento contenuto in appositi volumi custoditi dal Maestro di Cerimonie. Queste regole si attenevano strettamente alla tradizione, puntuale, fissa e immutabile poiché da essa dipendeva la continuità e la stabilità del governo. Non c'era spazio per l'innovazione, pure se i tempi e i gusti progredivano. Tuttavia personaggi come Francesco Grimaldi, cerimoniere in carica dal 1720, compresero che non si poteva andare avanti propinando sempre la solita minestra. Così avevano trovato un modo per istruire i Reali adattando le norme alle loro esigenze.
Le cerimonie toccavano il loro apice con la nascita dei principini. La real prole assicurava la sopravvivenza alla casata e al regno e quindi la circostanza richiedeva l'applicazione puntigliosa e combinata dei cerimoniali politico ed ecclesiastico.
C'erano poi le grandi feste di etichetta, quelle in occasione delle visite dei regnanti d'Europa, per i cui allestimenti s'ingaggiavano architetti del calibro di Vanvitelli. Non mancavano gli intrattenimenti per pochi intimi amici che si esibivano in giostre equestri con il proprio purosangue.
Diciamolo pure, le feste servivano più ad aumentare la fama di opulenza che a divertire. Sempre in quest'ottica, Leopoldo di Borbone, ultimogenito di Ferdinando IV e di sua moglie Maria Carolina, volle nella villa Favorita di Resina delle giostre sul modello di quelle austriache. Le giostre erano diventate la sua ragione di vita, tanto da indurlo a rinunciare alla successione.Dunque la vita di corte aveva tutta l'aria di essere bella e spensierata. Qualcuno avrebbe detto che l'apparenza inganna e niente è come sembra, ma questo non è certo il peggiore degli inganni. Abbiamo sognato per qualche ora e siamo stati bene. Il prossimo appuntamento con la favola è per il prossimo aprile. Io non mancherò...
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