Cari Amici,
come avrete intuito dal titolo del post, la prima parte del nostro "architettura tour" ci porta ad alzare lo sguardo verso il cielo e a scrutare gli astri da uno dei luoghi fiori all'occhiello della cultura scientifica partenopea: l'Osservatorio Astronomico di Capodimonte. In verità non si è chiamato sempre così e non si trovava dove si trova ora. La sua storia, infatti, è costellata, è proprio il caso di dirlo, di speranze disilluse, progetti falliti, mancanza di fondi, avvicendarsi di studiosi e architetti e disordini politici che ne rallentarono notevolmente la realizzazione. Alla fine, però, dopo tante vicissitudini, anche la capitale del Regno riuscì ad avere una sede dove si potesse "contribuire ai progressi dell'astronomia". Nella nostra visita siamo stati accompagnati dagli studenti della facoltà di architettura di Napoli e dal dottor Luciano Terranegra, astronomo esperto di fisica stellare, che con molta pazienza e passione ci ha illustrato il funzionamento del telescopio.
Tutto ha inizio intorno al 1735. Dopo Spagnoli e Austriaci, s'insedia a Napoli Carlo di Borbone il quale trova una città piuttosto sonnolenta e arretrata e dunque si rimbocca le maniche per tentare di riorganizzarla sia sotto l'aspetto civile che urbanistico. Successivamente punta a incentivare la cultura con gli scavi archeologici di Pompei ed Ercolano e il rinnovo dei piani di studio universitari. Fu così che nel 1739, solo quattro anni dopo il suo arrivo, Napoli poté vantare una cattedra di Astronomia e Nautica occupata dal matematico Pietro Di Martino. A questo punto, però, parve grave la mancanza in città di un osservatorio pubblico che ospitasse esperti e studenti. La strumentazione non mancava, ma era privata e non accessibile a tutti.
Sia Di Martino che il suo successore Felice Sabatelli si batterono per questa causa ma senza risultati apprezzabili. Si arriva così niente di meno che al 1791. Sul trono sedeva già dal 1759 Ferdinando IV che, valutando un progetto di Giuseppe Cassella, accettò di adibire alcuni locali del Palazzo degli Studi a specola. Casella diventa il primo direttore del neonato osservatorio e assieme all'architetto Pompeo Schiantarelli cerca di organizzarlo il meglio possibile con strumenti astronomici, librerie, stanze per i calcoli e persino una torre per l'osservazione diretta del cielo. Purtroppo la rivoluzione del 1799 interrompe i lavori e bisognerà aspettare alcuni anni prima che essi riprendano.
Nel giugno del 1806 giungono a Napoli i francesi di Giuseppe Bonaparte, sovrano illuminato e aperto allo sviluppo delle arti e delle scienze. Cassella prende la palla al balzo e propone al nuovo re di trasferire la specola al Belvedere delle Monache di San Gaudioso. Della specola rimaneva solo qualche strumento e una piccola biblioteca, mentre la nuova sede era tutta da restaurare. Gli interventi strutturali eseguiti molto lentamente, gli spazi esigui e la strumentazione ridotta al minimo, non consentirono di lavorare bene né a Cassella, che qui morì in estrema povertà l'8 febbraio 1808, né al nuovo direttore Ferdinando Messia de Prado, professore di astronomia con la fama di lavativo, dedito a tutto tranne che alla scienza, piazzato in posti di prestigio solo grazie all'amicizia della regina Carolina.
Due anni dopo, Giuseppe Bonaparte diventa re di Spagna e al suo posto viene incoronato re Gioacchino Murat, suo cognato, marito della suddetta regina. Anche questi si mostra sensibile verso l'avanzamento delle scienze e il 17 agosto 1811 nomina Federigo Zuccari direttore dell'Osservatorio e titolare della cattedra di Astronomia. Zuccari era un giovane talentuoso che si era formato alla specola di Brera sotto la guida di Barnaba Oriani, ma aveva anch'egli a disposizione il fatiscente complesso di San Gaudioso e una vecchia strumentazione. Fu per questo che propose al re l'acquisto di nuovi strumenti e la costruzione ex novo della sede dell'Osservatorio. Lui stesso aveva individuato nella collina di Miradois il sito ideale, appena fuori la città e abbastanza elevato da poter permettere un'osservazione senza ostacoli visivi.
Da questo momento i progetti presentati furono ben cinque con il risultato che, alla vigilia del ritorno dei Borbone a Napoli, l'edificio non era ancora completato. Le avventure dell'Osservatorio continuarono con Ferdinando IV di Borbone che nel frattempo era diventato Ferdinando I re delle Due Sicilie. Ma di questo e di altro vi parlerò nella seconda puntata del post.
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