Cari Amici,
continuiamo il nostro viaggio tra le mura dell'antica abbazia di Sant'Agata col premettere che la costruzione interna è molto diversa da quella esterna. Come abbiamo già detto, il terribile sisma del 1627 rese necessaria una nuova fabbrica, questa volta fatta interamente di mattoni disposti in modo regolare. Anche le enormi finestre del medioevo si rimpiccioliscono e i locali vengono dotati, diciamo così, di più comodità. Oltre al grande forno in comune, tutte le stanze hanno un proprio forno e un proprio camino. Il solaio purtroppo è crollato, ma alle pareti resistono ancora le mensole mentre nella parte bassa ci sono le fornaci.
A proposito di mattoni, osservando l'intera struttura, si distinguono da subito le parti più importanti da quelle che lo erano un po' meno. Nell'abbazia vennero utilizzati mattoni rossi, ovvero di terza o quarta scelta, poco compatti e porosi, non per una questione economica ma perché in costruzioni così grandi non conta la forza del singolo mattone bensì quella dell'insieme. I mattoni bianchi, di prima scelta, molto più cotti, compatti e impermeabili li troviamo invece sulle colonne o sulle parti delicate.
Il cuore dell'abbazia è di fronte al massiccio portone d'ingresso il cui architrave in pietra lavorata non c'è più. La difesa del monastero era affidata a delle sentinelle che percorrevano un camminamento e che, all'occorrenza, avevano a disposizione delle bocche di fuoco perfettamente nascoste dal taglio del muro. Tutti i locali sono oggi inaccessibili. Una volta varcato il portone la chiesetta e il chiostro interno lasciavano davvero a bocca aperta. La chiesa aveva intonaci lavorati (non ancora completamente perduti), il portone in legno e il tetto, anch'esso in legno, tutto affrescato. Qui veniva venerata Sant'Agata, la cui effigie è stata restaurata di recente ed è custodita nella parrocchia del paese.
Il chiostro interno era a due arcate, disposte su due livelli. Tramite una scala era possibile accedere anche al campanile. La campana è stata rubata negli anni Novanta. Il tetto delle arcate superiori era in legno, coperto di tegole in terracotta. Nel 1995, un cedimento strutturale lo ha buttato giù completamente. Al piano inferiore ci sono ancora due grandi rimesse per i carri, le celle dei monaci e un'ampia stanza che probabilmente era il refettorio. Una scala portava al piano superiore dove, nell'angolo, si trovava l'appartamento dell'abate con un camino personale. Qui il solaio è crollato circa quattro anni fa.
Invece, sotto quello che oggi sembra un prato maltenuto, c'è una grande cisterna per l'acqua piovana, ancora funzionante. L'intonaco idrofugo è intatto e testimonia un'ingegneria idraulica piuttosto avanzata. A ogni metro c'era una bocca attraverso cui la pioggia entrava. Più in là, un altro fosso era destinato alle riserve di cereali.
Questo è il passato, sicuramente glorioso, ma pur sempre passato. Il presente è una storia d'incuria e di saccheggi. E il futuro? Ce lo ha raccontato Stefano: l'abbazia di Sant'Agata può e deve tornare a nuova vita con l'impegno di tutti. Il progetto è ambizioso ma non impossibile da realizzare. La parte interna, opportunamente restaurata, potrebbe diventare un luogo di aggregazione agricola con uffici e laboratori, mentre quella esterna accoglierà associazioni di vario genere. Che ve ne sembra? A me pare un'ottima visione.
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