Cari Amici,
cos'è una città fantasma? È un luogo che ti accoglie con lo sguardo basso e, amareggiato, ti guarda andare via. È un luogo dal cuore spento, che vorrebbe tornare a vivere ma, ahimè, non può. È un luogo che ti ricorda il passato glorioso e ti presenta l'amaro conto del presente rovinoso. È un luogo un po' così, bello da morire e morto di bruttura. La nostra. Oggi il mio saluto vi giunge dalla stupenda insenatura naturale di San Nicola Imbuti, sulla riva occidentale del lago di Varano, dove in un tempo non troppo lontano si vide quanto di più moderno e tecnologico si era mai visto in zona: un idroscalo militare da cui si effettuavano ricognizioni dell'Adriatico e si prevenivano gli attacchi austriaci provenienti dalla Jugoslavia.
L'ex base, intitolata all'aviatore Ivo Monti, appartenne alla Regia Marina e successivamente all'Aeronautica Militare. Fu attiva soprattutto durante la Prima Guerra Mondiale per essere abbandonata subito dopo la Seconda e passare al Demanio dello Stato. Servì anche da centro addestramento piloti e manutenzione di idroplani. Poco collegata con la costa e le aree circostanti, risultava particolarmente strategica per il pattugliamento e la difesa.
Fu in un certo senso l'ammiraglio Paolo Thaon de Revel che ne incoraggiò la fondazione nel 1915 e ne prese a cuore le sorti. Personaggio importante della Regia Marina, dal 1873 al 1926 ricoprì diversi prestigiosi incarichi e insieme al comandante Ghe si prodigò affinché qui la vita fosse meno dura e i giovani militari più motivati. Chiese per loro un supplemento sulla paga, ordinò mobili moderni e funzionali e acquistò persino un pianoforte per rendere meno malinconiche e solitarie le loro serate.
Percorrendo il viale centrale che porta alla piazzetta e al molo si viene attirati dall'aspetto decadente di alcune villette in stile liberty preda di erbacce, arbusti vari e mucche al pascolo. Erano certamente riservate alle alte cariche e forse anche alle loro famiglie. A tutte manca la rampa di scale per accedere al piano superiore e i pavimenti sono coperti di terreno. Nonostante l'irrefrenabile degrado, l'occhio non può fare a meno di soffermarsi sulle eleganti scalinate d'accesso, sulle terrazze con vista sul lago e sulle forme ricercate dei balconi.
Accanto a queste raffinate dimore ci sono gli alloggi dei militari semplici, molto simili a grandi casermoni di cui si può immaginare l'altrettanto spartana struttura interna. Più in là, più prossimi alla riva del lago, i vecchi hangar si stagliano come tetri scheletri sul punto di accasciarsi al suolo. Molti dei materiali di cui erano costruiti furono dismessi per essere utilizzati altrove. Al resto ci hanno pensato i vandali.
La storia di San Nicola Imbuti non inizia però con la costruzione dell'idroscalo, ma circa mille anni prima con quella che nelle fonti storiche è denominata "cellam Santo Nicolay dello Inbuto". Si trattava di una pertinenza dell'abbazia benedettina di Santa Maria di Calena, nei pressi di Peschici. Tali fonti ci informano che a un certo punto essa passò al monastero di Santa Maria di Tremiti guadagnandone in importanza. Pur inglobato nel complesso delle costruzioni militari, l'edificio è perfettamente distinguibile per le sue caratteristiche che rimandano a uno stile di vita ascetico.
Infine, su di un'altura di fronte all'idroscalo vediamo ergersi la chiesa di Santa Barbara, edificata nel 1920 per permettere a ufficiali e militari di partecipare alle funzioni religiose. Le mura esterne sono in buone condizioni mentre il tetto è crollato. Le macerie, portate fuori per liberare le navate, formano ora una sorta di passerella che permette di arrivare fino all'entrata e osservare l'interno.
I fantasmi, lo sappiamo, fanno paura. Si dice che abbiano il fiato gelido e che emettano lugubri versi, che non trovino pace. Le città fantasma, invece, stanno in silenzio e nel loro placido silenzio ti sussurranno che è urgente tornare... tornare all'antica bellezza.
Fu in un certo senso l'ammiraglio Paolo Thaon de Revel che ne incoraggiò la fondazione nel 1915 e ne prese a cuore le sorti. Personaggio importante della Regia Marina, dal 1873 al 1926 ricoprì diversi prestigiosi incarichi e insieme al comandante Ghe si prodigò affinché qui la vita fosse meno dura e i giovani militari più motivati. Chiese per loro un supplemento sulla paga, ordinò mobili moderni e funzionali e acquistò persino un pianoforte per rendere meno malinconiche e solitarie le loro serate.
Percorrendo il viale centrale che porta alla piazzetta e al molo si viene attirati dall'aspetto decadente di alcune villette in stile liberty preda di erbacce, arbusti vari e mucche al pascolo. Erano certamente riservate alle alte cariche e forse anche alle loro famiglie. A tutte manca la rampa di scale per accedere al piano superiore e i pavimenti sono coperti di terreno. Nonostante l'irrefrenabile degrado, l'occhio non può fare a meno di soffermarsi sulle eleganti scalinate d'accesso, sulle terrazze con vista sul lago e sulle forme ricercate dei balconi.
Accanto a queste raffinate dimore ci sono gli alloggi dei militari semplici, molto simili a grandi casermoni di cui si può immaginare l'altrettanto spartana struttura interna. Più in là, più prossimi alla riva del lago, i vecchi hangar si stagliano come tetri scheletri sul punto di accasciarsi al suolo. Molti dei materiali di cui erano costruiti furono dismessi per essere utilizzati altrove. Al resto ci hanno pensato i vandali.
La storia di San Nicola Imbuti non inizia però con la costruzione dell'idroscalo, ma circa mille anni prima con quella che nelle fonti storiche è denominata "cellam Santo Nicolay dello Inbuto". Si trattava di una pertinenza dell'abbazia benedettina di Santa Maria di Calena, nei pressi di Peschici. Tali fonti ci informano che a un certo punto essa passò al monastero di Santa Maria di Tremiti guadagnandone in importanza. Pur inglobato nel complesso delle costruzioni militari, l'edificio è perfettamente distinguibile per le sue caratteristiche che rimandano a uno stile di vita ascetico.
Infine, su di un'altura di fronte all'idroscalo vediamo ergersi la chiesa di Santa Barbara, edificata nel 1920 per permettere a ufficiali e militari di partecipare alle funzioni religiose. Le mura esterne sono in buone condizioni mentre il tetto è crollato. Le macerie, portate fuori per liberare le navate, formano ora una sorta di passerella che permette di arrivare fino all'entrata e osservare l'interno.
I fantasmi, lo sappiamo, fanno paura. Si dice che abbiano il fiato gelido e che emettano lugubri versi, che non trovino pace. Le città fantasma, invece, stanno in silenzio e nel loro placido silenzio ti sussurranno che è urgente tornare... tornare all'antica bellezza.
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