Pierluigi De Santis, oltre a dedicarsi con passione all'attività di scrittore, collabora con una rivista online che si occupa di ambiente, territorio ed energie rinnovabili.
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Cari Amici,
come vi ho accennato nell'introduzione al nostro itinerario lucerino, per motivi di tempo e di orari non sono riuscita, nella stessa giornata, a completare la visita di tutti i principali monumenti cittadini. Siccome però la fortuna aiuta non solo i cuori allegri ma anche gli animi volenterosi, una settimana dopo ho avuto la possibilità di tornare sul posto e di conoscere anche l'anfiteatro augusteo. Ci tengo a dirvi che il sito è stato invaso dai turisti durante le Giornate di Primavera FAI di quest'anno e che faremmo bene a valorizzarlo di più dato che è lì a testimoniarci un altro grande periodo storico vissuto dalla città: quello della Roma imperiale.
Cari Amici,
dopo la pausa pasquale, torno da voi per accompagnarvi lungo le strade di Lucera e continuare a raccontarvi la storia affascinante di questa città, una delle più federiciane della regione. Finora ho menzionato spesso saraceni, musulmani, moschee, harem: adesso è giunto il momento di capire come tali personaggi siano arrivati qui e abbiano in pratica preso possesso del territorio. Lo faremo dando due passi nella fortezza svevo-angioina, appositamente concepita da Federico II per mantenere sotto controllo i "deportati".
Cari Amici,
dopo la piacevole sosta in Piazza Duomo direi di esplorare Lucera antica, continuando sempre sulla linea del sacro. Numerose chiese abbelliscono il centro storico e il motivo di tanta abbondanza è che con la cacciata definitiva dei saraceni da parte di Carlo II d'Angiò, il 15 agosto 1300, la rinascita della città avvenne soprattutto attraverso la riaffermazione delle radici cristiane. A partire dai primissimi anni del XIV secolo, furono edificate la Cattedrale di Santa Maria Assunta (dedicazione non casuale), la Chiesa di San Francesco (ora anche santuario di San Francesco Antonio Fasani), la Chiesa di San Domenico sulle ceneri di alcuni edifici arabi e la Chiesa di Sant'Antonio Abate dalla caratteristica cupola maiolicata, unica sopravvissuta di un precedente harem di Federico II. In una di queste è custodita una tela un po' particolare.