martedì 15 dicembre 2015

PASSEGGIATA NOTTURNA IN VAL NERVIA

Cari Amici,
da nord a sud e da sud a nord tutto il mondo è paese e siccome il Natale s'appressa ogni paese si trasforma in presepe. Basta scostarsi un po' dalla grande città per scoprire angoli minuti e sentirsi proprio come i pastori vicino alla grotta del Bambinello. Conoscevo la Liguria per Sanremo e il suo Festival della Canzone Italiana, ma la passione per la scoperta mi ha portata oltre, verso viuzze in salita e localini reconditi dove si preparano ricette della tradizione oramai quasi introvabili. Galeotta fu una rimpatriata familiare e questa che staremo per fare è una bella passeggiata nella valle percorsa dal torrente Nervia.
Veduta di Dolceacqua
Nella suddetta valle sorgono i tipici borghi liguri, di solito addossati a una collinetta e costituiti da una fitta rete di vicoli, detti carrugi. I carrugi furono progettati in modo da rendere più agevoli le salite: sono fatti da scalini in pietra bassi e ampi con al centro una passerella. Dolceacqua, la nostra prima tappa, è un grazioso paesino che si sviluppa lungo le due rive del Nervia. In cima alla parte storica spicca il Castello Doria, una costruzione alquanto spettrale risalente a un qualche anno antecedente al 1177.
DolceacquaDolceacqua
Ad esso è legata una leggenda che spiega la forma molto "evocativa" del dolcetto locale: la michetta. Sembra che anche qui, il signorotto regnante, il marchese Imperiale Doria, a metà del XIV secolo esigesse lo Ius Primae Noctis trastullandosi impunemente con le fanciulle che in giornata avessero contratto matrimonio. Una di esse, tale Lucrezia, novella sposa di un tale Basso, rifiutò di concedersi al tiranno e fu per questo rinchiusa nelle prigioni a morire di fame e di sete.
Dolceacqua
Dolceacqua
Il maritino, determinato a vendicarla, escogitò un piano per mettere il marchese con le spalle al muro e ci riuscì. Si nascose in un fascio di fieno e sul basto di un mulo irruppe nel castello ordinandogli minacciosamente di abolire quella pratica indecorosa. Il giorno dopo, per festeggiare il suo successo, alcune donne del paese inventarono la michetta, il dolce dalle "sembianze femminili". Per ricordare questo evento, ogni 16 agosto a Dolceacqua si celebra la "Festa della Michetta" con canti, balli e parecchi sorsi di vino Rossese.
DolceacquaDolceacqua
DolceacquaDolceacqua
Attraversiamo il ponte medievale per ritrovarci sulla riva opposta. Qui è d'uopo fermarsi al Bar California per rinfrancarsi con un buon caffè. La signora Mariella accoglie gli avventori in una calda atmosfera anni Cinquanta con tanto di stufa, gatto e golden retriever. Da questa prospettiva la vita è meravigliosamente slow: basta un bicchiere e un buon amico ed è fatta!
Interno del Bar CaliforniaInterno del Bar California
Da Dolceacqua, passando per Isolabona, si prosegue verso Pigna, altro suggestivo borgo un tantino desolato ma non per questo meno affascinante. È famoso per la capra con i fagioli e anche qui, andando a zonzo, oltre ad ammirare l'architettura in pietra, si possono scorgere localini niente male. 
Pigna
Pigna
E siccome prima o poi l'ora di cena arriva, si ritorna verso Isolabona dove non si può trascorrere la serata senza fermarsi alla pizzeria "Vecchio Forno" del signor Claudio, detto Lula. È uno dei posti dove si può gustare la vera farinata, specialità ligure a base di farina di ceci. In dialetto viene chiamata socca e la sua invenzione se la contendono liguri e nizzardi. Considerando però che Nizza in passato faceva parte della Repubblica di Genova, possiamo facilmente trarre le nostre conclusioni...
Farinata ligure o socca
La farinata è una preparazione semplice fatta di farina di ceci, acqua, olio, sale e pepe. La pastella viene cotta in forno dentro delle tipiche teglie di rame stagnato. Il risultato è una pizza leggermente croccante in superficie e morbida all'interno. Il segreto sta nel forno a legna e nella cottura. Il sapore dei ceci non si disperde e allo stesso tempo non si ha la sgradevole sensazione di "farina". Claudio è uno strenuo sostenitore della cottura in forno, tanto che ha bandito le fritture dal suo locale. All'inizio è sembrata una scelta strana e controproducente, ma alla fine la clientela ha apprezzato grandemente la sua filosofia. E se dopo cena non potete fare a meno del dolce, Claudio ha pensato anche a questo proponendo una serie di crostate casalinghe e la mitica cubaita, nocciole caramellate nel miele racchiuse fra due ostie.
Cubaita
Finisce con questo "dulcis in fundo", è proprio il caso di dirlo, la nostra passeggiata notturna in Val Nervia. Chiaramente ci sono altri paesini che meritano di essere visitati e la sottoscritta non si lascerà sfuggire la prossima occasione per raccontarvi questa parte della regione un po' offuscata dalla fama della riviera. Ma diamo tempo al tempo: ci sono posti in cui bisogna sempre tornare.

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