Cari Amici,
geologicamente parlando forse non c'è nulla di più segreto, misterioso e accattivante di una grotta. Personalmente l'ho sperimentato diverse volte. Appena superato l'ingresso, la cavità sembra trascinarti con insistenza verso il suo interno e tu là che prosegui, incurante dell'ignoto. Le grotte garganiche sono famose per i vari fenomeni sovrannaturali che ivi si sono manifestati, primo fra tutti l'apparizione dell'Arcangelo Michele, e sia che siate semplici appassionati di cose arcaiche e arcane, sia che siate esperti di materie etnoarcheoecc, questi mondi paralleli faranno di sicuro al caso vostro.
Siamo nella baia di Manaccora, lungo il tratto di costa che collega Peschici a Vieste, e con la nostra guida, la simpatica e intraprendente Grazia Travaglione, indossiamo i caschetti gialli ricevendo le prime istruzioni per l'addentramento nella Grotta degli Dèi. Grazia, assieme ad Antonella Biscotti e in collaborazione con l'associazione "Ars Nova", da ben due anni si occupa della gestione e della promozione di questo luogo finanziandosi l'iniziativa col solo modicissimo costo dei biglietti. L'impresa non è affatto facile, considerando che le visite sono possibili solo da giugno a settembre, ma la buona volontà di queste ragazze la rende fattibile e il mio invito è di supportare sempre e comunque lodevoli persone come loro.
La grotta, la cui entrata affaccia proprio su una spiaggia affollatissima di bagnanti, fu scoperta negli anni Venti dal paletnologo Ugo Rellini, grande studioso di archeologia garganica. Gli scavi iniziarono solo nel 1930 e continuarono per tre anni. Purtroppo la maggior parte dei reperti rinvenuti in quel periodo si trova tutta a Roma dove il Rellini insegnava. Telai per la tessitura, un coagulatorio per la preparazione del caglio e forme per costruire lance furono prelevati e portati un po' ovunque.
Dopodiché gli scavi si bloccarono per un bel po' prima di riprendere a metà degli anni Novanta. Durante la pausa la grotta fu utilizzata come rifugio di pecore e pastori con le conseguenze che potete immaginare, ma presto nuove, importanti scoperte sarebbero venute fuori. L'antro si chiama come si chiama per la grande quantità di riti propiziatori che vi si svolgevano. Tali riti erano legati soprattutto alla fertilità. Subito a destra, l'Ipogeo delle Pigne era uno di quegli angoli miracolosi dove la coppia con difficoltà a prolificare si sistemava, diciamo così, per darsi da fare. Mentre all'interno ci si metteva all'opera, all'esterno si bruciavano pigne, simbolo di fertilità, e qualche volta si sacrificavano anche animali. Be', pure allora ci si doveva aiutare per far sì che gli dèi ti aiutassero...
La grotta venne frequentata durante l'età del Bronzo e le attività si distinguono in tre fasi: nella prima fu teatro di riti pagani, nella seconda fu utilizzata per i riti funerari e solo nella terza divenne zona residenziale. È certo che la vita quotidiana delle persone si svolgesse sempre ai lati e mai al centro e che le funzioni religiose servivano pure come augurio di buona caccia e buon raccolto. La ricostruzione di una capanna ci dà l'idea di quelli che dovevano essere gli alloggi. Nella "grotta tomba", invece, sono state ritrovate sepolture di bambini, teschi e corpi in posizione fetale circondati da un corredo funerario. Sui corpi veniva cosparsa l'ocra, un pigmento giallo simboleggiante la nuova vita.
Proseguendo lungo il percorso obbligato, si arriva nel cuore del sacro con la "grotta galleria" o "tempio", scenario privilegiato dei riti e dove c'è stato un interessante ritrovamento di vasi e anfore. Su un lato della galleria una buca clandestina ci ha purtroppo messi al corrente che qui sono stati fatti anche scavi non autorizzati e furti.
Il dettaglio spettacolare è tuttavia una cavità a forma di camino. Oggi è chiusa ma si ipotizza che nel lontano passato doveva essere aperta per la fuoriuscita del fumo rituale. Nella vicina baia di Zaiana c'era un villaggio di capanne e chi era fuori e vedeva il fumo capiva che all'interno si stava celebrando un rito. È probabilissimo che nell'età del Bronzo fosse tutto collegato e che sopra vi fosse il centro abitato e sotto la grotta utilizzata come luogo di culto.
Cosa aggiungere di più? Anche questa avventura ci ha presi considerevolmente facendoci riflettere sull'esistenza di una sorta di comunicazione diretta, sempre esistita, tra l'uomo e ciò che egli ritiene più grande, più potente, più inspiegabile. Questa comunicazione può avvenire solo in luoghi come questo, nel cuore della terra che un po' è anche il cuore dell'uomo.
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