Cari Amici,
chi di voi non ha mai sentito parlare di samurai? Sì, proprio loro, quelli del film di Kurosawa, i guerrieri giapponesi che brandiscono la loro affilatissima spada, la mitica katana. Oggi sono qui per presentarvene uno molto particolare e lo farò dall'Arena del Mare di Bisceglie (BT) perché se Teresita non va al Giappone il Giappone va da Teresita.
Qualche sera fa è andata in onda, sulla tv nipponica IVS, la puntata girata in Puglia di Bukkomi Japanizu, un programma dell'altro mondo che va in giro per il pianeta alla scoperta di ristoranti pseudogiapponesi. Di volta in volta un famoso chef, specializzato in una particolare pietanza, si finge un pover'uomo in cerca di lavoro all'estero e dopo essersi fatto assumere come aiuto cucina ne "apprende" i segreti per poi svelare agli stessi proprietari del ristorante, durante una fintissima sagra, la sua vera identità. Noi abbiamo avuto l'onore di conoscere personalmente il "ramen samurai" Furuya Ichiro in una piovosa domenica mattina di fine febbraio in cui siamo stati convocati dal regista Tsukamoto Hiroyuki in qualità di assistenti locali.
Alle otto eravamo già sul posto di lavoro, mentre una nube minacciava i preparativi delle riprese. Neanche il tempo di fare uno scongiuro che è arrivato il primo acquazzone, ma si sa, the show must go on, e così ci è toccato mettere su una sagra del ramen sfidando la pioggia e rifugiandoci ogni tanto sotto il gazebo degli assaggi.
Dopo una breve tregua e un secondo diluvio i cameraman hanno iniziato finalmente a girare. Il piccolo pubblico che siamo riusciti a coinvolgere, incoraggiato dalla voce del "presentatore" Maurizio, ha atteso, con lo sguardo rivolto al cielo e infinita pazienza, l'arrivo in elicottero dello chef mascherato che però è apparso all'improvviso in cima alle scale dell'arena scendendo trionfalmente tra la folla.
Il "ramen samurai" ha iniziato la sua performance mostrando a tutti come si preparano i ramen, tagliolini di frumento originari della Cina serviti in brodo di carne. Ogni chef che si rispetti li prepara da sé impastando la farina con l'acqua, arrotolando e tagliando la sfoglia con un apposito coltello. Il brodo, denso e profumato, viene ottenuto facendo bollire per oltre quattro ore un osso di maiale e uno di pollo, rotti con un martello. I tagliolini vengono cotti in uno scolapasta monodose, il tepo, immerso direttamente nel pentolone dell'acqua bollente. Una volta pronti, si scolano energicamente e si versano nella ciotola piena di brodo caldo. Per completare la presentazione vengono guarniti con una fettina sottile di chashu (bollito di maiale) e cipolla verde. Chi tra il pubblico ha avuto la fortuna di assaggiare la specialità del maestro è rimasto talmente sconcertato dal suo buon sapore da non poter fornire nessuna descrizione.
Pensavamo di riuscire a resistere fino alla fine e magari anche a fare la nostra più che meritata degustazione, ma la pioggia si è accanita su di noi con irreparabili conseguenze. Il pubblico è letteralmente fuggito, Furuya non è riuscito a togliersi la maschera e quindi a stupire i suoi "datori di lavoro", ragion per cui si è arrabbiato e ha imprecato in lingua madre. Noi addetti abbiamo atteso che spiovesse al riparo del gazebo.
Diciamolo pure, la ciambella non è uscita col buco e nemmeno possiamo affermare "riprese bagnate, riprese fortunate". Tsukamoto e il suo seguito avevano la gioiosa espressione che vedete in foto e noi ci siamo consolati con le più consolanti parole di tutti i tempi:‹‹Però, dai, abbiamo passato una giornata diversa!››
Un ultimo appello alla troupe: se vi trovate di nuovo da queste parti chiamateci di nuovo, eh, ché non vediamo l'ora!
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