Cari Amici,
dopo tanto esitare l'estate è finalmente arrivata! Giornate assolate e notti roventi ci daranno anche quest'anno filo da torcere. E a proposito di notti... Le Proloco se le sono già inventate di tutti i colori: notti bianche, notti rosa, notti per ogni gusto e insonnia. Domenica scorsa, per esempio, a Vasto (CH), in occasione del primo International Air Show della zona in cui sino esibite le Frecce Tricolori, è subito scattata la "Notte Tricolore". Bandiere e bandierine, palloncini, gadgets, vetrine addobbate a tema, pizze patriottiche, gelati che gli mancava solo di intonare l'Inno di Mameli ed ecco servita la serata in verde, bianco e rosso.
Manifestazione suggestiva quella a cui abbiamo assistito. A partire dal primo pomeriggio, acrobazie e giochi di fumo ci hanno tenuti tutti a bocca aperta e con gli occhi fissi al cielo. Il volo è una gran bella conquista, la dimostrazione che riconoscere i propri limiti non vuol dire rimanere attaccati ad essi e poi, come ha detto qualcuno, se nella vita perdiamo qualche treno, ci sono sempre gli aerei!
Ora però dal cielo torniamo sulla terra e addentriamoci in questa graziosa cittadina abruzzese, a pochi passi dal mare, dove si può gustare il famoso "brodetto di pesce". Istònion per i Greci, Histonium nella lingua dei Romani, Gasto o Guasto secondo i Longobardi, Istonio per dirla alla mussoliniana maniera e poi, nel 1944, finalmente Vasto, l'antico centro è forse tra quelli con alle spalle il maggior numero di crisi d'identità. Persino le chiese hanno cambiato almeno un nome nella loro storia.
Cominciamo dunque la nostra passeggiata con una visita alla Cattedrale di San Giuseppe (XIII secolo), dapprima dedicata a Sant'Agostino e ampiamente modificata tra il XIX e il XX secolo. L'interno, a navata unica, accoglie lo splendido Trittico di Cona di Mare (1505), dipinto su tavola da Michele Greco di Valona e raffigurante la Madonna con Bambino tra Santa Caterina e San Nicola. Particolarità di quest'opera sono le innovazioni cromatiche, assimilate dai grandi maestri veneti e ottenute grazie a pigmenti come l'orpimento.
Proseguendo ci imbattiamo in Palazzo d'Avalos, oggi sede del Museo Archeologico, del Museo del Costume e della Pinacoteca. Costruito per volere del capitano di ventura Giacomo Caldora (1368-1439), verso la fine del Quattrocento ne divenne proprietaria la nobile famiglia di cui porta ancora il nome che però non vi risiedette mai. Notevole il giardino napoletano restaurato di recente. Anche il Castello è opera del Caldora, poderosa costruzione successivamente trasformata dai d'Avalos.
Ci allunghiamo un po' più in là per raggiungere la Chiesa di Sant'Antonio di Padova. Originariamente era dedicata alla Santa Croce e si dice che in questo punto preciso San Francesco in persona fondò un convento. La facciata trae decisamente in inganno con quell'aria da deposito cerealicolo, ma l'interno lascia davvero senza fiato. Stucchi e altari barocchi sono opera di artisti napoletani chiamati a raccolta, nel 1723, dal priore Carlo de Nardis affinché si occupassero del suo restauro.
Per finire, un pensiero per chi di voi è archeologo inside: Vasto, tra le altre cose, è anche la città dei ruderi e dei resti. Buon divertimento e non vi fate male...
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