giovedì 6 aprile 2023

LA MONTAGNA TRIPARTITA, LA GROTTA LEGGENDARIA E IL SANTUARIO RIPOSTO

Cari Amici,
nella vita davvero può capitare di tutto, anche di vincere un premio, e io un paio di settimane fa lo vinsi. Ho ricevuto niente di meno che un diploma di merito per la mia poesia L'istante del mare, presentata al concorso "Gaeta perla del Lazio". Quindi sono partita alla volta di questa meravigliosa cittadina sul mare per ritirare la mia pergamena ed è inutile dire che appena dopo la cerimonia in municipio ho dismesso i panni della poetessa e ho indossato in un baleno quelli della vagabonda. Il tempo di gustare un ottimo pranzo a base di pesce in un ristorantino locale e via verso il Monte Orlando. Gaeta è un luogo ricco di bellezze naturali e architettoniche che ad ogni passo si fondono come se fossero state create dalla stessa mano ma, purtroppo, avendo poco tempo a disposizione, ho dovuto fare la drastica scelta di visitare solo un sito ed escludere tutti gli altri. Tuttavia, come dico sempre, questi "viaggi incompleti" altro non sono che un invito a tornare. E io ci tornerò.
Gaeta - Santuario della SS. Trinità
Da tempo sentivo parlare del Santuario della SS. Trinità alla Montagna Spaccata. È un posto leggendario che deve la sua attuale conformazione addirittura alla morte di Cristo in croce. Si dice, infatti, che nell'istante stesso in cui Gesù spirò un tremendo terremoto scosse l'intero pianeta e qui a Gaeta spaccò in tre un costone roccioso a strapiombo sul mare. La fenditura più famosa, la Montagna Spaccata appunto, non era visitabile per lavori di restauro e manutenzione e con essa neanche la Via Crucis maiolicata di Raimondo Bruno, il "letto" di San Filippo Neri e la cappella del Crocifisso. Ragion per cui mi sono concentrata sulla chiesa e sul percorso naturalistico.
Gaeta - Santuario della SS. Trinità
La costruzione del santuario risale al 930 circa ad opera dei benedettini, presenti fino al 1788. Nell'Ottocento subentrarono i Francescani Alcantarini che lo restaurarono secondo uno stile più sobrio. L'edificio sorge proprio sulla fenditura che scende fino alla Grotta del Turco e dal basso la prospettiva è davvero magnifica. L'interno è a una sola navata con diverse cappelle laterali, molto semplice in verità. L'altare maggiore risale al Novecento e ospita la tela, opera del già citato Raimondo Bruno, raffigurante Sant'Erasmo e la Madonna che affidano Gaeta alla protezione della SS. Trinità. L'importanza del santuario sta nel fatto che vi si ritirarono in preghiera famosi santi, tra cui San Filippo Neri il quale pare addirittura avesse vissuto all'interno della Montagna Spaccata dormendo su di un giaciglio di pietra.
Gaeta Santuario della SS.Trinità
Alla sinistra di chi guarda la chiesa due diversi percorsi naturalistici invogliano i visitatori a distendere, oltre che lo spirito, anche la mente. Salendo e attraversando un passaggio ad arco, un sentiero all'interno del Parco Urbano del Monte Orlando porta su fino alle polveriere borboniche (Carolina, Torre d'Orlando, Ferdinando e Trabucco), l'impianto difensivo col compito di salvaguardare il promontorio dai pericoli che provenivano dal mare. Una volta arrivati sul punto più alto, dopo una camminata rigenerante tra la fitta vegetazione in prevalenza mediterranea, si può godere di una vista mozzafiato della città e del golfo omonimo.
Panorama di Gaeta
Parco Monte OrlandoParco Monte OrlandoParco Monte Orlando polveriera CarolinaParco Monte Orlando
Scendendo, invece, per ben 270 scalini, si giunge alla Grotta del Turco, un anfratto naturale creato dall'erosione, che in passato veniva usato come nascondiglio dai Saraceni che attaccavano e depredavano le navi in transito. Anche questo luogo è stato teatro di un accadimento prodigioso. Il mito vuole che uno di loro, non credendo che la spaccatura fosse stata prodotta dal terremoto conseguente alla morte di Cristo, appoggiò la mano sulla parete rocciosa e questa si sciolse come cera lasciando ben visibile l'impronta con le cinque dita. Per ragioni di sicurezza è possibile guardare la cavità da una sorta di terrazza panoramica al sessantesimo scalino, ma questo nulla toglie alla bellezza del contesto e all'azzurro indescrivibile dell'acqua marina.
Grotta del Turco a Gaeta
E qui, davanti a questa immagine, si conclude il mio velocissimo e ammaliante viaggio. E sottolineo "ammaliante" perché il senso di un viaggio non è tanto quello di lasciare un senso di piena soddisfazione quanto di suscitare curiosità su curiosità. 







0 Comments:

Posta un commento