martedì 23 agosto 2022

NEL LUOGO DELLA MIA NOSTALGIA: IL CONVITTO NAZIONALE

Cari Amici,
mentre scrivo questo post non posso nascondervi la mia emozione nel rievocare mentalmente le immagini del Convitto Nazionale di Napoli a piazza Dante. È il novembre piovoso del 1994, io ho appena diciannove anni e dal paese sono arrivata in città per frequentare il corso di Lingue e Civiltà Orientali all'allora denominato Istituto Universitario Orientale. Le lezioni di lingua giapponese si tenevano in un'aula immensa di questo edificio che dopo le vacanze natalizie sarebbe diventata ancora più grande per la drastica diminuzione degli studenti. Ricordo gli interni vetusti che nessuno aveva provveduto a rimodernare, i colori degli ambienti che davano sul grigio, le pareti un po' macchiate qua e là. E non posso dimenticare la scalinata di accesso fatta sempre di corsa a causa del poco stacco tra le lezioni che si tenevano in sedi diverse. Tornare dopo tanti anni al Convitto, seppure come visitatrice, ha risvegliato in me una certa malinconia ma questo ha aggiunto valore alla mia esperienza: non ho solo visto e imparato, ma anche "sentito" questo luogo con maggiore profondità.
Convitto Nazionale di Napoli
A farci da guida sono stati proprio i ragazzi convittori e semiconvittori che qui frequentano i licei. La struttura ospita anche scuole elementari e medie. Vestiti di tutto punto con la loro divisa ci hanno introdotti nella storia, nella vita e nei segreti di questo moderno collegio. 
Convitto Nazionale di Napoli
Come i tanti monumenti della città di Napoli, pure il Convitto Nazionale fu un po' in balìa degli avvenimenti storici mantenendo però sempre la sua connotazione di istituto scolastico. Nel 1768, sotto Ferdinando IV di Borbone, era la "Casa del Salvatore". Nel 1807 diventò prima il "Collegio del Gesù Vecchio" e poi il "Real Collegio di scienze, lettere e belle arti di San Sebastiano". Murat ne cambiò il nome in "Liceo del Salvatore" e i Gesuiti, tornati nel 1828, lo chiamarono "Collegio dei Nobili". Con l'arrivo di Giuseppe Garibaldi, l'abolizione dell'ordine dei Gesuiti e la confisca dei loro beni, finalmente ebbe un nome definitivo: "Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II".
Convitto Nazionale di Napoli
L'ingresso da piazza Dante fu aperto nel 1835 nel "nicchione" dove avrebbe dovuto trovare posto una statua equestre di Carlo III di Borbone. Proprio su di esso, nel 1853, fu piazzato un orologio un po' diverso, diciamo così, ovvero un orologio astronomico a due quadranti. Aveva la funzione di calcolare l'ora esatta che, badate bene, non è quella segnata dai nostri comuni orologi. L'orologio astronomico, infatti, indica il punto più alto del sole, il mezzogiorno, lo zenith per la precisione. Poiché non tutti i giorni solari hanno la stessa durata, il riferimento per determinare la durata dei giorni dell'anno è un giorno solare medio. Il primo quadrante indica l'ora come un normale orologio, il secondo, più piccolo, calcola la cosiddetta Equazione del Tempo, cioè la differenza tra ora media e ora solare. Questa differenza non può andare oltre i quindici minuti e quando i due quadranti coincidono vuol dire che anche le ore 12 dei nostri orologi e lo zenith del sole coincidono perfettamente.
Convitto Nazionale di Napoli
Si prosegue con la "terrazza delle statue" che vista dalla piazza fa il suo effetto ma da vicino appare davvero superba. Le ventisei sculture rappresentano altrettante virtù di Carlo di Borbone. Virtù in senso lato poiché alcune di esse sono l'allegoria di tutto ciò che rientrò nelle sue scelte politiche, compresa la promozione della cultura e del benessere sociale.
Convitto Nazionale di Napoli
Oltre al racconto storico, però, di estremo interesse è stato il racconto, da parte degli studenti, della loro giornata tipo: le materie che studiano, gli spazi che frequentano, le ore di libertà, i rapporti col mondo esterno, lo scandire della quotidianità. Si tratta di un modello proveniente dal passato vissuto in chiave contemporanea. Noi ospiti siamo rimasti incuriositi dalle loro storie e volevamo saperne sempre di più. Il momento di congedarci è arrivato troppo presto ma è stato bello vedere come un luogo antico sia ancora pieno di vita. 
Convitto Nazionale di Napoli
Con questa nostalgica visita si è concluso il nostro viaggio nel Festival dell'Architettura. I post che seguiranno saranno ancora dedicati a edifici più o meno importanti in attesa della prossima edizione dell'evento. Non aggiungo altro, vi invito solo a seguirmi per altre scoperte. 




 

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